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I misteriosi quasar diventano più 'semplici



I misteriosi quasar, gli enigmatici e potentissimi oggetti che si trovano al centro di molte grandi galassie, diventano più 'semplici' da studiare. Secondo una nuova ricerca, bastano due sole proprietà elementari per classificarli.
Un quasar (contrazione di QUASi-stellAR radio source, radiosorgente quasi stellare) è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso e generalmente molto distante dalla Terra.
Il nome deriva dal fatto che questi oggetti furono inizialmente scoperti come potenti sorgenti radio, la cui controparte ottica risultava puntiforme come una stella.
Sono noti circa 200.000 quasar, con uno spostamento verso il rosso che implica distanze piuttosto elevate. La luminosità tipica di questi oggetti è pari a quella di centinaia di galassie. Una simile luminosità è estremamente elevata, tanto che probabilmente i quasar sono gli oggetti più luminosi di tutto l’universo.
Sembrano oggetti complicatissimi, ma per capirli potrebbe essere sufficiente considerare soltanto due proprietà: a dimostrarlo è una ricerca coordinata dal Carnegie Institution e l’Università di Pechino, pubblicata sulla rivista Nature, realizzata analizzando oltre 20.000 quasar.
“Chiamiamo quasar i buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie quando da una fase dormiente si ‘accendono”’, ha spiegato Giovanni Zamorani, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
”Si dibatte molto – ha proseguito – sul cercare di capire quali siano i fenomeni che innescano la loro ‘accensione’ e su quali siano le principali proprietà fisiche che determinano le caratteristiche dei quasar”.
Il problema nasce dal fatto che di quasar ne esistono praticamente di ogni tipo: una varietà talmente ampia da porre il problema di come studiarli. Per fare ordine ai moltissimi studi realizzati in questi anni nel settore, i ricercatori hanno messo insieme una gran mole di dati relativa a circa 20.000 quasar.
“Da qui hanno individuato due parametri, abbastanza semplici, con cui riescono a spiegare molte delle diverse ‘tipologie’ di quasar. Il primo parametro si riferisce all’efficienza dell’accrescimento del buco nero, l’altro è l’orientamento del quasar rispetto all’osservatore”, ha spiegato Zamorani.
Due semplici caratteristiche che dunque potrebbero aiutare i cosmologi a capire il funzionamento del ‘cuore pulsante’ di ogni galassia e che implicano anche due elementi importanti.
“Il fatto che la prospettiva sia importante significa che la regione interessata non è sferica, più probabilmente si tratta di un disco o un ellissoide, ha conseguenze sui modelli teorici. E secondo elemento, rivedere la stima della massa dei buchi neri ha un impatto significativo sui modelli che descrivono l’evoluzione delle galassie”, ha precisato Zamorani. (Ansa).



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