Gli scienziati hanno coniato un nuovo termine per descrivere una condizione che colpisce sempre più persone e che è considerata come la malattia del XXI secolo: è la BLS, la sindrome da stile di vita frenetico che ci rende meno attenti, capaci di concentrarsi, facendoci anche perdere la memoria
Lo stile di vita e la vita stessa in questi ultimi anni paiono aver premuto il pedale dell’acceleratore: tutti quanti si rendono infatti conto che il tempo sembra passare molto più velocemente, rispetto a una volta.
Lo stile di vita e la vita stessa in questi ultimi anni paiono aver premuto il pedale dell’acceleratore: tutti quanti si rendono infatti conto che il tempo sembra passare molto più velocemente, rispetto a una volta.
Tutto questo si riflette in un modus vivendi sempre più frenetico, e caratterizzato da un nubifragio di informazioni che causa un sovraccarico, con conseguente scatto del “salvavita” interiore che reagisce con un vero e proprio blackout.
Non a caso sono molte le persone che lamentano perdita di memoria – anche per le cose più banali – deficit dell’attenzione e difficoltà di concentrazione. E lo stress, sempre onnipresente, si fa sentire ancora di più. Questa condizione ora ha un nome: BLS, che è l’acronimo di Busy Life Syndrome, ossia la sindrome da stile di vita frenetico o vita troppo occupata, che dir si voglia.
Il nome è stato coniato dai ricercatori britannici della CPS Research di Glasgow, i quali hanno condotto una serie di studi per arrivare a individuare negli apparati tecnologi che accompagnano ormai la vita quotidiana di tutti noi come cellulari, smartphone, tablet, TV, radio, Internet… una delle cause principali della BLS.
Studi scientifici dimostrano che le persone sane possono avere fino a 30 “cadute” mentali ogni settimana. Sono cose del tipo: “dove ho messo le chiavi di casa?”, “cosa sono venuto a fare in questa stanza?”, e così via.Nel comunicato CPS, la portavoce Angela Scott-Henderson fa notare che il sovraccarico d’informazioni cui siamo sottoposti ci rende, chi più chi meno, vittime degli effetti negativi che questo può comportare. Tuttavia, non sempre è il caso di allarmarsi, sottolineano i ricercatori: soffrire di cali di memoria, entro certi limiti, è normale.
I ricercatori del CPS, guidati dalla psicologa finlandese dott.ssa Maria Jonsdottir, hanno coinvolto nel loro studio 189 soggetti ambosessi di età compresa trai i 19 e i 60 anni, i quali sono stati invitati a registrare gli episodi di perdita di memoria cui erano oggetto durante una settimana.
Dai dati raccolti, gli scienziati hanno concluso che se si è vittime di questo genere di episodi non significa che c’è qualcosa che non va al cervello, ma che si può essere più sensibili alla BLS per via del bombardamento d’informazioni.
La faccenda assume invece diversi contorni quando s’inizia a dimenticare come si svolgono le normali attività quotidiane, quando non si ricorda più dove si trova casa propria, quando si dimentica qualcosa di appena avvenuto ma si ricorda qualcosa di molto remoto.
Questi, e altri, possono essere tutti sintomi di qualcosa che forse non funziona più bene nel cervello: ecco allora che, in questo caso, è bene rivolgersi al medico per un controllo. Tutto il resto è dunque “solo” colpa della sindrome da stile di vita frenetico. Però, se forse provassimo a rallentare un pochino, può essere che anche la nostra mente ringrazi. [Fonte http://www.lastampa.it/].
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