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Trovati in Eritrea i fossili di Homo di 1 milioni di anni: scoperta italiana

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Un equipe di paleontologi italo-eritrea ha portato alla luce alcuni fossili di Homo che risalgono a circa un milione di anni fa. La scoperta è stata fatta nel sito di Muhuli Amo, noto come il “Santuario delle Amigdale”, così denominato dai ricercatori per la grande la grande concentrazione di manufatti di pietra a forma di mandorla risalenti a un periodo tanto antico.
Il ritrovamento si deve all'equipe di ricerca internazionale guidata dal paleoantropologo Alfredo Coppa dell'università Sapienza di Roma. I reperti rinvenuti sono dei frammenti di cranio appartenenti allo stesso individuo che i ricercatori avevano precedentemente scoperto nello stesso sito.
Tuttavia, il un nuovo frammento riveste particolare importanza in quanto completa i precedenti ritrovamenti: rende finalmente possibile ricostruire un intero parietale sinistro di Homo e permette di apprezzare in modo molto più completo la peculiare morfologia del crano di questo individuo.
Ulteriori reperti sono in analisi in quanto lo spesso sedimento che li ricopre ha impedito una immediata conferma della loro appartenenza al genere Homo. “Questi nuovi ritrovamenti confermano in maniera definitiva che l’area che stiamo investigando è una delle aree a più alta potenzialità per le ricerche che si occupano delle origini della nostra specie sapiens, i cui diretti antenati compariranno nella regione circa quattrocentomila anni più tardi”, spiega Coppa. 
Il “Santuario delle Amigdale” è stato portato alla luce circa un anno fa dalla stessa equipe guidata dal Coppa. Già in quella spedizione furono rinvenuti alcuni reperti e dell’industria litica risalenti a circa un milione di anni fa.
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ricercatori parlarono subito di un “santuario delle amigdale”, poiché si tratta di uno dei siti con la alta concentrazione di manufatti litici di tipo acheuleano risalente a quel periodo: ai loro occhi è apparsa una spianata di reperti di basalto, scisti, selce e quarzite accumulatisi nel tempo a causa dei fenomeni di erosione differenziata.
Si tratta probabilmente di depositi del fondo di un canale che, su una superficie di circa 400 metri quadrati, vede concentrate centinaia di amigdale attestanti una presenza umana importante e prolungata nel tempo. 
“Il periodo intorno ad un milione di anni fa è cruciale nella storia dell’evoluzione umana”, spiega Coppa. “Finora sono pochissimi i reperti risalenti a questo periodo rinvenuti in Africa, e che si attestano proprio in quest’area, la Dancalia, all'imbocco della Rift Valley.”
Il dettagliato lavoro dei geologi della missione ha permesso di precisare il contesto cronologico dei ritrovamenti, anche se si attendono i risultati delle analisi strumentali che permetteranno di caratterizzare precisamente l’orizzonte temporale dei nuovi reperti.
“Con queste scoperte abbiamo apportato dati preziosissimi che arricchiscono l’archivio biologico delle popolazioni di questo periodo della storia umana quasi sconosciuto”, prosegue il ricercatore de La Sapienza. “Ora la parola passa alle tecnologie: i nuovi reperti, come già i denti incisivi trovati nel corso delle precedenti campagne, saranno scannerizzati presso il Sincrotrone Elettra di Trieste per analizzarne la microstruttura.
Allo stesso modo, sarà possibile anche verificare "virtualmente" e ad alta risoluzione il modello di espansione della regione cranica parietale che sembra caratterizzare anche questi nuovi ritrovamenti, confermando dunque una tappa cruciale del percorso evolutivo da Homo ergaster a Homo heidelberghensis che si affermerà all’incirca 800.000 anni fa.” [Credit image: La Sapienza].
http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2013/01/31/trovati-in-eritrea-i-fossili-di-homo-di-1-milioni-di-anni-sc.html

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