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Ucraina e Romania nella morsa del FMI

Il Fondo monetario internazionale continua a lucrare sui popoli europei con i suoi prestiti onerosi e i suoi diktat iperliberisti imposti ai governi nazionali. È la volta questa dei governi di Kiev e di Bucarest, che verranno sottoposti a nuove vessazioni. Per cui è prevista fino al prossimo 12 febbraio una missione del Fmi in Ucraina, mentre la Romania dovrebbe presto ricevere un prestito da Fondo monetario e Unione europea, che dovrà ripagare con misure draconiane ai danni dei ceti popolari. Ma partiamo dall’inizio. I tecnocrati dell’organismo mondialista con sede a Washington incontreranno le autorità di Kiev per decidere se accogliere o meno la loro richiesta di un nuovo oneroso prestito da 15,4 miliardi di dollari, dopo la scadenza risalente al 27 dicembre scorso del precedente pacchetto di “aiuti” da 15,6 miliardi di dollari, 

congelato però da due anni dopo l’esborso di una cifra di 3,5 miliardi a causa delle “inadempienze” del governo ucraino. “Inadempienze” legate in particolare all’aumento dei generi di prima necessità o del gas che tanto pesano sul fabbisogno dei ceti meno abbienti. Ma questo è un discorso che ai tecnocrati non interessa poiché non serve ad ingrassare i loro guadagni.

La visita del Fmi arriva in un momento particolarmente delicato per l’Ucraina, che nel 2013 dovrà rimborsare ben dieci miliardi di dollari di debito estero e venerdì scorso si è vista recapitare da Mosca una bolletta da sette miliardi di dollari per il gas previsto nel contratto con la Russia, ma non consumato l’anno scorso.

A detta del Fmi sembra dunque più che mai necessario per Kiev un prestito, ma secondo gli osservatori è improbabile nel breve periodo che la situazione si risolva. La lista delle richieste dell’organismo mondialista con sede a Washington è lunga, a partire proprio da quei punti che l’Ucraina ha già annunciato di non voler soddisfare, come l’aumento delle tariffe del gas per uso domestico che pesa in particolare sugli strati popolari, anche se il governo avrebbe preparato un documento con una serie di controproposte alla ricerca di un compromesso. Nei giorni scorsi il premier Mykola Azarov ha ribadito che per i cittadini non ci saranno aumenti sui costi energetici e il presidente Victor Yanukovich ha sottolineato dal World Economic Forum di Davos che le riforme nel settore, come la ristrutturazione del colosso Naftogaz, avverranno quanto prima. Ma l’Fmi vuole a tutti i costi cambiamenti radicali dei settori strategici e non si accontenta di promesse, ma vuole privatizzazioni o la presenza di stranieri in tutti i settori chiave dell’economia ucraina. Per quanto riguarda invece la Romania è emerso che il Fondo monetario è intenzionato a concedere il prestito, ma ancora con qualche riserva, ovvero fin quando il governo di Bucarest non esegua a menadito gli obiettivi richiesti entro tre mesi, equivalente a un risanamento dei conti pubblici. Il Fmi e l’Ue concederanno a Bucarest altri tre mesi per portare a termine gli obiettivi che il Paese dell’Europa orientale si è prefissato con un accordo siglato per ottenere un prestito precauzionale anticrisi da 5 miliardi di euro. “Il governo ha chiesto di estendere il periodo di tre mesi, in modo da avere più tempo per realizzare tutti gli obiettivi”, ha chiosato Erik de Vrijer, capo della missione di tecnocrati Fmi-Ue, che si è recata a Bucarest tra il 15 e il 29 gennaio per effettuare il settimo e ultimo controllo del programma economico deciso con le organizzazioni dell’usura internazionale. “Abbiamo concordato – ha osservato ancora il responsabile dei tecnocrati – che chiederemo al direttivo del Fondo monetario di assicurare un’estensione”, del programma. Il tutto naturalmente a costi particolarmente elevati per il popolo romeno che dovrà sottostare ai programmi di privatizzazione e di austerità decisi dai Signori del danaro. È da qualche anno infatti che Bucarest è prigioniera delle regole imposte dal Fondo monetario. Diktat decisi dopo che il governo romeno ha firmato nel 2011 un accordo biennale con il Fmi e l’Unione europea per una linea di credito precauzionale, da 5 miliardi di euro, che è venuta dopo un altro prestito accordato da Fondo monetario e Ue da 20 miliardi di euro. Le ricette economiche imposte per ripagare i debiti contratti con gli organismi dell’usura internazionale hanno provocato lo scorso anno continue proteste e manifestazioni di piazza da parte dei ceti popolari contro l’austerità e i tagli votati dal parlamento e dal governo di Bucarest. Nonostante tutto però la Romania per colpa dei suoi governanti è tornata di nuovo a chiedere prestiti ai Signori del danaro con il rischio che questo possa costituire il presupposto per nuove esplosioni di rabbia popolare per i continui e insostenibili sacrifici loro imposti.

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