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Gli tsunami possono avvenire anche nel Mediterraneo: ecco le prove di uno avvenuto nel IV secolo

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Il Mediterraneo non è esente da eventi disastrosi come gli tsunami. Lo testimoniano quelli scatenati dal terremoto di Messina del 1908 e dall'esplosione del vulcano Thera, nell'isola greca di Santorini, nel XVII secolo avanti Cristo, che distrusse la civiltà minoica.
Uno dei più disastrosi, e meno conosciuti, avvenne nell'anno 365 della nostra era, e ora ricercatori italiani hanno trovato al largo della Sicilia un deposito di ben 25 metri di spessore provocato da quell'evento disastroso, per farci ricordare quanto le nostre coste siano a rischio.
Era quasi l'alba di un giorno d'estate che si annunciava caldissimo. Era il 21 luglio e in un momento iniziò la fine del mondo antico. Correva infatti l'anno 365, l'Impero romano d'occidente era in fase di decadenza, ma quel giorno anche quello d'oriente venne colpito da un terribile colpo di maglio. 

Nel mare a sud-ovest di Creta avvenne un terremoto valutato in 8-8,5 gradi della scala Richter: nella punta sud-occidentale di Creta il terreno si alzò di 9 metri, templi e case vennero rasi al suolo, ma il peggio avvenne pochi minuti dopo. 
Onde di maremoto di 12-15 metri d'altezza si riversarono sulle coste di Creta e di Alessandria d'Egitto, distante 700 km dall'epicentro, in circa un'ora raggiunsero la Sicilia e la Calabria. Il racconto del disastro ad Alessandria è riportato dallo storico Ammiano Marcellino. Le devastazioni furono tali che due secoli dopo ad Alessandria ancora veniva celebrato il «giorno dell'orrore».
Tutto ciò era conosciuto e le vittime di terremoto e tsunami sono state stimate in 45 mila. Ora un gruppo di scienziati italiani, coordinato da Alina Polonia dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr), ha identificato al largo delle coste siciliane le tracce dello tsunami che circa 1650 anni fa colpì il Mediterraneo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, riguarda un’area abissale di sedimenti marini che raggiunge i 25 metri di spessore, alla cui base si trovano depositi trascinati in profondità. 
«Il deposito è noto con il nome di Omogenite o megatorbidite Augias, e occupa larga parte del Mediterraneo orientale», spiega Alina Polonia. «Per comprendere la sua origine erano state fatte varie ipotesi; la più accreditata era l’esplosione del vulcano a Santorini avvenuta nel 1627-1600 a. C. Secondo i nostri studi», prosegue la ricercatrice, «la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece lo tsunami generato dal terremoto del 365 d. C.».
I ricercatori sono giunti alle loro conclusioni analizzando una grande mole di dati geofisici e geologici, «incluse immagini acustiche ad altissima risoluzione del deposito sedimentario e carotaggi estratti dal fondale marino a quasi 4 mila metri di profondità», spiega la studiosa del Cnr.
Un aspetto interessante è la scoperta da parte dei ricercatori di un altro evento di proporzioni simili datato 14.590 anni fa, con un margine di errore di 80 anni. Questo suggerisce che l’evento del 365 non sia stato unico nella storia del Mediterraneo. [corriere.it].

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