In pratica le masse d’aria stagnanti negli strati più bassi, sopra le fredde acque oceanica, si raffreddano ulteriormente, divenendo più fredde della colonna d’aria sovrastante, con divari di oltre i +5°C +6°C fra le masse d’aria presenti a 10 metri e quelle presenti sopra i 600-800 metri. Questa particolare condizione di “inversione termica” rende l’atmosfera molto stabile, impendendo l’insorgenza dei moti convettivi (moti ascensionali) con il conseguente sviluppo della nuvolosità cumuliforme necessaria per produrre le precipitazioni nell’area tropicale. Lo strato di inversione ostacola la formazione di qualsiasi tipo di addensamento cumuliforme, garantendo una certa stabilità e clima secco, con prevalenza di cieli sereni o poco nuvolosi. Per questo motivo lungo le coste peruviane e su quelle ecuadoregne non si registrano piogge da diverso tempo, mentre il clima si presenta secco, fresco e assolato. Solo negli anni di “Nino”, quando le acque oceaniche subiscono un maggiore riscaldamento indotto da un forte indebolimento dell’Aliseo di SE e una conseguente proliferazione della calda “contro corrente equatoriale” sul Pacifico sud-orientale, verso le coste ecuadoriane e peruviane, si possono verificare delle precipitazioni, anche a carattere di rovescio, in grado di far fiorire il deserto di Atacama con la caduta di pochi millimetri d’acqua.
La stessa costa peruviana e la città di Lima (la capitale) hanno un clima estremamente secco (in alcune località cadono meno di 40-50 mm l’anno) e fresco per merito della “corrente di Humboldt” e le uniche precipitazioni che si registrano, quando non c’è “El Niño”, sono derivate dalle sottilissime precipitazioni nebulizzate prodotte dalla “Garua”, una tipica nebbia d’avvezione che spesso si forma lungo le coste del Cile settentrionale e della costa peruviana, quando un flusso d’aria umida e calda, di origine oceanica, transita sopra le fredde acque dove scorre la “corrente di Humboldt”. L’umidità contenuta in seno alla massa d’aria si raffredda sensibilmente raggiungendo cosi il punto di condensazione che poi origina i densi banchi nebbiosi nei bassi strati che vengono spinti in direzione delle aree costiere dai venti dominanti, che spirano sempre da Sud o S-SO, quasi in parallelo con l’orientamento della fascia costiera. In genere, con l’avvento di “El Niño”, tutto ciò viene profondamente scombussolato e la decisa propagazione della calda “contro corrente equatoriale” fino all’Ecuador e alla costa peruviana e del nord del Cile, oltre a far scaldare in modo davvero consistente questo tratto di oceano, contribuisce a far schizzare l’attività convettiva, portando piogge molto più abbondanti del solito su tutta la costa occidentale del continente americano.
In particolare li dove si concentrano le maggiori anomalie termiche positive oceaniche, come sulla costa peruviana, ecuadoriana e lungo tutto il settore costiero dell’America centrale affacciato al Pacifico, da Panama fino a Messico e alla costa californiana. Basti pensare, per fare un esempio, che nel “Nino”del lontano 1983 le Galapagos avevano visto un caldo umido soffocante e diluvi giornalieri quasi quotidiani per circa 7-8 mesi, mentre nella “Nina”seguente del 1985 non cadde nemmeno una goccia di pioggia in un anno intero. Davvero sbalorditivo se pensiamo che le Galapagos sono un arcipelago posizionato a ridosso della linea dell’equatore geografico. Inoltre l’aumento delle temperature delle acque superficiali blocca le correnti oceaniche ricche di nutrimento con il risultato di mettere in crisi l’intero settore della pesca delle Acciughe, che rappresenta una delle principali fonti economiche per le popolazioni costiere del Peru e del nord del Cile. Le uniche precipitazioni riscontrabili, fra la fascia costiera del Cile settentrionale e quella peruviana, saranno prodotte dai grandi nebbioni legati alla“Garua”, che per intere settimane possono tenere in ostaggio la costa meridionale del Peru e la città di Lima.
Fonte http://www.meteoweb.eu/
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