La stampa cinese, ovviamente, si è data subito un gran da fare pubblicizzando l’iniziativa, tuttavia, sebbene la spedizione spesso sia stata dipinta come “suicida” per i rischi che potrebbe comportare, i cinesi, in barba al pericolo, hanno contribuito a far lievitare le proprie adesioni.
80mila ad oggi le iscrizioni provenienti da ogni parte del mondo, tra cui 10 mila provenienti dalla Cina, tra i primi paesi anche gli Stati Uniti con 17mila adesioni e, a seguire, il Regno Unito con oltre 3mila, passando per Brasile, Canada e India, tra gli altri.
Ad ogni modo, la Cina ed i suoi organi di stampa hanno allertato quanti vorrebbero intraprendere l’impresa, gli esperti, infatti, hanno espresso i loro dubbi riguardo la capacità del progetto di creare un habitat stabile ed autosufficiente sul Pianeta Rosso, ma gli attacchi da parte dei media cinesi sembrano tradire un motivo diverso.
Se i cittadini cinesi che hanno chiesto di diventare astronauti ammontano a 10mila, ovvero il secondo paese per numero di iscritti più alto anticipato solo dagli americani, il governo cinese non sembra essere per niente entusiasta, il regime di Xi Jinping, che si professa la bandiera portante nell’intento di aiutare la nazione e il suo popolo a realizzare il “sogno cinese”, non sembra affatto concorde nell’appurare che decine di migliaia di cinesi siano disponibili a lasciare la propria patria per raggiungere un pianeta a 200mila chilometri.
Per non parlare poi del fatto che, secondo molti, l’obiettivo finale dell’impresa sarebbe quello di trasformare l’intero progetto in un evento mediatico globale, una sorta di Grande Fratello marziano, il proposito, infatti, sarebbe quello di raccogliere abbastanza fondi, circa 6 miliardi di dollari, dai diritti televisivi, dal merchandising, dalle donazioni e le spese di registrazione e costruire, dunque, un rover che possa raggiungere Marte per scovare luoghi adatti all’invio di una navicella provvista di equipaggio umano entro il 2023, magari avvalendosi di società come SpaceX di Elon Musk.
“Mars One è una missione che rappresenta tutta l’umanità e il suo vero spirito sarà giustificato solo se le persone provenienti da tutto il mondo saranno rappresentate, sono orgoglioso del fatto che questo sarà esattamente ciò che vedremo accadere”, rassicura Bas Lansdorp, cofondatore e CEO di Mars One, quasi a voler smorzare i toni e i possibili dubbi.
0 commenti:
Posta un commento