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La via europea al totalitarismo naturale - Marco della Luna
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Posted on 07:34
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I popoli dell’Occidente stanno accettando pacificamente e senza pubblico dibattito la soppressione graduale dei principi ritenuti fondamentali per il diritto e la legittimità, come fino a pochi anni fa erano intesi.
Se, negli anni ’80, avessimo proposto di trasferire le leve macroeconomiche monetarie a una banca internazionale totalmente autonoma e irresponsabile, saremmo stati presi per matti; e se avessimo proposto una forza militare internazionale per reprimere le proteste sociali dovute a una grave depressione economica, saremmo stati isolati e accusati di nazismo.
La finanziarizzazione dell’economia ha sottoposto alla guida di interessi speculativi di cerchie ristrette la produzione di beni e servizi per la collettività, la distribuzione delle risorse, la facoltà di concentrare i redditi, regolare moneta e credito, demolire lo stato sociale e redistributivo, far competere i lavoratori dei paesi avanzati con quelli pagati un ventesimo e senza diritti sindacali.
La finanziarizzazione della politica ha trasferito le leve dell’economia politica e del fisco nelle mani delle medesime cerchie, relegando parlamenti, partiti e governi a ruoli esecutivi di piani superiori, di teatrino politico e di capri espiatori per le conseguenze di decisioni prese a porte chiuse da soggetti insindacabili.
Addirittura, il grosso della legislazione dei parlamenti nazionali è ora attività di recepimento di normative europee, peraltro valide ed applicabili anche senza tale recepimento. Le riforme per la crescita e la virtuosità di bilancio hanno fruttato enormi debiti pubblici e la più grande e durevole recessione dell’era moderna – per non parlare dell’impennata della sperequazione sociale.
La pretesa integrazione europea ha divaricato enormemente i paesi europei, sia in termini di potere degli uni sugli altri, sia in termini di disparità economiche, finanziarie e di livelli occupazionali, sia in termini di risorgenti avversioni etniche, che hanno reso impossibile unificare i popoli d’Europa, sicchè insistere su questo tasto è divenuto assurdo.
Il liberalismo è stato usato per condurre un percorso di riforme volto a eliminare proprio i diritti liberali e a instaurare un’autocrazia hegeliana con tasse sempre più alte, e libera da pretese metafisiche, rispondente solo al capitalismo finanziario assoluto. Insomma, a posteriori si scopre che tutto è controproducente e tutto, orwellianamente, significava il contrario.
Gli organismi dominanti ufficiali entro l’Unione Europea – non parliamo di quelli non dichiarati – sono stati dotati di caratteri molto precisi e contrari a tutti i principi che davamo per acquisiti definitivamente: il Consiglio dei Ministri, la Commissione, la BCE, il MES non sono eletti, non sono responsabili di ciò che fanno, non rivelano i verbali dei processi decisionali dei loro vertici, non sono controllabili da parlamenti né da giudici, possono esercitare grande violenza sociale, e l’ultimo di essi ha praticamente il potere di confiscare le risorse dei paesi ad esso aderenti, di attaccare il risparmio di color che erano cittadini, senza poter esser chiamato a render conto. I suoi dirigenti più importanti sono addirittura anonimi.
Nei fatti, esso ha preso e imposto e continua a imporre ai popoli, dall’alto, senza possibilità di interferenza, decisioni estremamente pesanti e fondamentali. Inoltre si è dotato di un corpo militare per piegare ogni resistenza dal basso: l’Eurogendfor, che condivide il carattere della sostanziale irresponsabilità.
Questo ordinamento del potere è stato così costruito mediante trattati e voti parlamentari senza resistenze e senza mobilitazioni da parte dei partiti popolari, dei sindacalisti, degli intellettuali, dei giuristi – con rare eccezioni solitamente bollate come populismi. E’ stata una rivoluzione senza precedenti nella storia del rapporto tra popolo e potere, nella condizione dell’uomo rispetto allo Stato o al Sovra-stato.
Era la cosa più importante che stava avvenendo, doveva dominare il dibattito. Invece i principi fondamentali della civiltà giuridica sono stati dissolti come se niente fosse: i principi della democrazia, della elettività, della responsabilità per le proprie azioni, della controllabilità, dell’eguaglianza, della ricorribilità a un giudice indipendente – persino il principio del diritto scritto è abolito dal superiore diritto dei predetti organismi di decidere per i popoli senza verbalizzare i loro dibattiti e senza motivare le decisioni. Non lo credete? Andate a leggere i loro statuti.
Siamo di fronte a un cambiamento costituzionale pari per profondità a quelli con cui si instaurarono i grandi totalitarismi del secolo scorso. La tecnica è introdurre nuove norme oggi, che entreranno in vigore più avanti, a scadenza o in caso di emergenza, e solo allora colpiranno la gente, solo allora i mass media ne parleranno, solo allora ci si accorgerà che ci sono e che cosa comportano, solo allora si obietterà che sono illogiche, ingiuste, controproducenti, e la gente protesterà, e le si dirà: “sono regole, regole europee, vanno rispettate, è l’Europa che le ha volute”.
Perché prima hanno svuotato con le frodi le banche e le grandi società e le hanno svendute; poi, col pretesto di colmare i buchi scavati con quelle frodi, hanno svuotato le casse pubbliche; poscia, col pretesto di risanare le casse pubbliche, hanno spremuto i redditi con le tasse; e ora non resta loro che saccheggiare il risparmio degli ex-cittadini tassando i patrimoni e le rendite non grandi (quelli grandi sono riparati off shore, fuori dalla portata del fisco) col pretesto di alleggerire la pressione fiscale sul lavoro.
Inoltre, per saccheggiare il risparmio, decidono, a porte chiuse, di adottare il bail-in, e passano la velina ai parlamenti per l’esecuzione, e i parlamenti ottemperano, e i mass media tacciono, anche se è la cosa più importante che stia avvenendo in questi giorni, la cosa che può cambiare di più le altre cose.
La Rivoluzione francese, in era moderna, aveva portato la politica e i suoi processi decisionali nel dibattito pubblico aperto e aveva fissato ulteriori principi, come eguaglianza e libertà civili. Ora tutto quel lavoro viene disfatto usando come copertura l’ideale della unificazione europeista e la necessità di fronteggiare emergenze finanziarie create ad arte, e poi le emergenze sociali.
I dibattiti che contano si fanno dietro porte chiuse. E persino ora che ciò è evidente e si può dire tranquillamente, persino ora che è chiaro che la priorità è sottrarsi immediatamente ai meccanismi della BCE, del MES, dell’Eurogendfor, della UE per salvare essenzialmente il diritto stesso e le libertà fondamentali – persino ora, non vi è dibattito su questo, la dialettica politica non affronta questo tema, si occupa di altro (Berlusconi eleggibile o ineleggibile, alleanza Pd-Pdl sì o no, nozze gay sì o no, semipresidenzialismo sì o no), la gente si adatta passivamente, non si accorge… in fondo, ciò che essa vuole è ricevere rassicurazioni e promesse dopo le minacce e gli spaventi, per quanto risibili e puerili di fronte alla tragicità della situazione… rassicurazioni e promesse, in sostanza, che il suo tenor di vita in parte almeno continui o si possa recuperare… non si leva a difendere i diritti politici, costituzionali… non ha imparato nulla dalle esperienze dei totalitarismi … è pronta a ricascarci… lo è sempre stata… ora come allora la porti dove vuoi… la plasmi come argilla sul disco del vasaio, basta farla girare, è infinitamente adattabile…
Ma tutto ciò semplicemente dimostra che la società degli uomini, nei suoi comportamenti e capacità reali, è una cosa molto, molto diversa, molto meno consapevole, intelligente, razionale di come la presuppongono quei principi perduti, di ciò che il “popolo” dovrebbe essere per capire quei principi, per attuarli, per accorgersi di quando vengono soppressi, per difenderli. Le conoscenze e la consapevolezza
E allora… ciò che avviene nei nostri tempi è l’adeguamento della struttura di potere e sfruttamento alla realtà degli uomini, di ciò che la società è. Non è lo smantellamento della civiltà e del diritto, ma è il naturale ritorno a ordinamenti totalitari nell”inevitabile tramonto di una finzione a cui ci eravamo molto affezionati. Anche intellettualmente.
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