Verrà ricordato come il mese delle catastrofi idrogeologiche questo settembre 2013. Mentre la stampa internazionale si concentrava sui venti di guerra in Siria e quella italiana parlava dei venti di crisi nel governo e del raddrizzamento del relitto del Costa Concordia, in tre aree totalmente diverse del mondo e quasi contemporaneamente si manifestavano eventi meteorologici estremi e devastanti.
Tutto è iniziato il 12 settembre in Colorado, quando piogge torrenziali anche superiori ai 200 mm in poche ore, hanno provocato flash flood nella zona di Boulder, ai piedi delle Rocky Mountains. Un’allerta veniva diramata giovedì 12 settembre dalla Protezione Civile statunitense affinché la popolazione abbandonasse immediatamente le aree ribassate e si mettesse in salvo. Tuttavia gli allarmi non bastavano: a vari giorni dai momenti più drammatici non si conosce ancora il bilancio ufficiale dei morti (per il momento sono 8 le vittime), e i dispersi sono centinaia. Ci sono 11.000 evacuati, migliaia di case distrutte, infrastrutture inagibili.Nella zona di Boulder, la più colpita, sono caduti oltre 400 mm in pochi giorni, ma non è questo il solo motivo delle alluvioni: come spiegato da scienziati ed esperti, l’area era soggetta a una forte siccità da 14 anni, i suoli montani si erano compattati ed erano poco pronti all’infiltrazione di piogge. La quantità ha fatto il resto, rovesciando a valle milioni di metri cubi d’acqua. Qui tutte le impressionanti foto del disastro.
Mentre il Colorado restava isolato dal resto del mondo sotto inondazioni e frane, il Messico veniva investito da una doppia ondata di maltempo. La prima (l’11 settembre) causava una enorme frana nella zona di Veracruz, che uccideva 14 persone. Vari quartieri di Città del Messicorestavano inoltre sommersi.
La seconda, ancora più grave, portava alla morte di decine di persone (il bilancio parziale è di 44 morti) e a danni ingentissimi di cui ancora oggi non è possibile fare una stima.L’arrivo dell’uragano Ingrid da est, poi declassato a tempesta tropicale, e della tempesta Manuel da ovest, chiudevano il Messico in un micidiale effetto tenaglia.Il servizio meteorologico locale, concentrato sull’uragano Ingrid e sui danni che avrebbe potuto causare sulla costa est, sottostimava gli effetti di Manuel, che sulle regioni occidentali rovesciava centinaia di mm di acqua: piogge torrenziali mettevano in ginocchio molti stati, in particolar modo quello di Guerrero, dove si contano già decine di morti. Fortemente colpita anche l’area turistica di Acapulco, dove ancora in queste ore migliaia di turisti sono bloccati in attesa di essere portati via (qui le foto). Intanto anche sul versante orientale le forti piogge causate da Ingrid (in certe zone fino a 600 mm di accumulo) portavano a disastri: una nuova frana colpiva un comune nei pressi di Veracruz, ad Altotonga, seppellendo un autobus ed uccidendo 12 persone.
Mentre il Messico veniva investito da un muro di acqua e vento, a migliaia di km di distanza, in Giappone, prendeva forza la tempesta tropicale “Man-Yi”, formatasi sulle calde acque superficiali del Pacifico occidentale. La tempesta, dopo aver raggiunto il grado di tifone di categoria 1 (l’equivalente di un uragano di categoria 1) impattava sulle coste orientali dell’isola di Honshù, portando piogge torrenziali su grossa parte del Giappone centro-meridionale. Particolarmente colpita anche la città di Kyoto, dove 260mila persone venivano evacuate. Il bilancio, anche se per fortuna non così drammatico come per Messico e Colorado, è di almeno due vittime, centinaia di feriti, e gravi danni a migliaia di abitazioni. Qui le foto. Due giorni fa il tifone ha iniziato a indebolirsi, ed è stato declassato a tempesta tropicale. La situazione inizia lentamente a normalizzarsi.
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