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Vajont, dopo mezzo secolo emerge la verità: “non fu una fatalità”

La tragedia del Vajont avvenuta il 9 Ottobre di 50 anni fa (1963) che costò la vita a quasi duemila persone, nonché la casa ed i propri beni a svariate migliaia di famiglie non fu una “inevitabile fatalità”. Ci furono precise colpe umane. A rivelarlo è il Presidente Napolitano, che ha dichiarato che “non possono sottacersi le responsabilità”… con appena mezzo secolo di ritardo. Eppure lui era già attivo in politica a quei tempi, viene da chiedersi come mai abbia
taciuto fino ad oggi, o comuque poteva risparmiarsi la litania circa il fatto “che le responsabilità vanno denunciate”. Farlo oggi, quando la maggioranza delle persone coivolte sono sottoterra o anziane (chi aveva 25 anni all’epoca oggi ne ha 75) ha veramente poco senso. Come spesso accade certe verità vengono a galla quando dichiararle non produce alcun effetto, e la notizia viene appresa molto tiepidamente da coloro che non hanno vissuto la tragedia…
Redazione Signoraggio.it

“Quell’evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato in occasione del 50/o anniversario del disastro del Vajont. 
Questo il testo del messaggio inviato dal Capo dello Stato: “La memoria del disastro che il 9 ottobre 1963 sconvolse l’area del Vajont suscita sempre una profonda emozione per l’immane tragedia che segnò le popolazioni con inconsolabili lutti e dure sofferenze. Il ricordo delle quasi duemila vittime e della devastazione di un territorio stravolto nel suo assetto naturale e sociale induce, a cinquant’anni di distanza, a ribadire che quell’evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità. È con questo spirito che il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre quale ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo’, riaffermando così che è dovere fondamentale delle istituzioni pubbliche operare, con l’attivo coinvolgimento della comunità scientifica e degli operatori privati, per la tutela, la cura e la valorizzazione del territorio, cui va affiancata una costante e puntuale azione di vigilanza e di controllo. Nella ricorrenza del 50° anniversario del disastro, desidero rendere omaggio alla memoria di quanti hanno perso la vita, alla tenacia di coloro che ne hanno mantenuto fermo il ricordo e che si sono impegnati nella ricostruzione delle comunità così terribilmente ferite e rinnovare, a nome dell’intera nazione, sentimenti di partecipe vicinanza a chi ancora soffre. Desidero, inoltre, esprimere profonda riconoscenza a quanti, in condizioni di grave rischio personale, si sono prodigati, con abnegazione, nell’assicurare tempestivi soccorsi ed assistenza, valido esempio per coloro che, nelle circostanze più dolorose, rappresentano tuttora un’insostituibile risorsa di solidarietà per il paese”. 
Grasso a Longarone depone corona fiori in cimitero - Il Presidente del Senato Piero Grasso è arrivato a Longarone. E’ andato al cimitero monumentale in località Fortogna dove ha deposto una corona di fiori. Ad accompagnare il presidente del Senato, tra gli altri, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e i sindaci della valle del Piave, che venne invasa dalle acque del Vajont, e dei paesi di Erto e Casso che sorgono a monte della diga, anch’essi colpiti dal disastro.
“In un primo momento si è parlato di “tragica fatalità”, di “calamità naturale”: ma tutto quello che è successo qui, in questi luoghi, la sera del 9 ottobre di cinquanta anni fa, era indubbiamente prevedibile” afferma il presidente.
“La montagna aveva mandato segnali, gli esperti avevano fatto le loro indagini e dato avvisi, lanciato allarmi circa il rischio di un evento fatale. Eppure l’avidità, l’incuria, l’irresponsabilità, la sordità alle proteste di chi da anni denunciava i pericoli – prima fra tutte una donna tenace e coraggiosa come Tina Merlin, che per le sue inchieste sulla diga venne addirittura denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” – ebbero la meglio”. 
”Questo disastro si sarebbe evitato se una maggiore considerazione della vita umana avesse prevalso su interessi economici e strategici. Non si possono sottacere le pesanti responsabilità umane che hanno determinato la catastrofe”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso riguardo alla tragedia del Vajont
“Voi avete il diritto di chiedere risposte, lo Stato, quello Stato che oggi qui rappresento, ha il dovere di darvele, per rendere giustizia alle vittime, ai loro familiari, ai superstiti, e per riscattarsi dalle proprie mancanze di 50 anni fa”. “In un primo momento si è parlato di ‘tragica fatalità’, di ‘calamità naturale’ – ha detto Grasso in un passaggio del suo intervento -: ma tutto quello che è successo qui, in questi luoghi, la sera del 9 ottobre di cinquanta anni fa, era indubbiamente prevedibile. La montagna aveva mandato segnali, gli esperti avevano fatto le loro indagini e dato avvisi, lanciato allarmi circa il rischio di un evento fatale”. “Eppure l’avidità, l’incuria, l’irresponsabilità, la sordità alle proteste di chi da anni denunciava i pericoli, prima fra tutte una donna tenace e coraggiosa come Tina Merlin – ha proseguito -, che per le sue inchieste sulla diga venne addirittura denunciata per ‘diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico’ ebbero la meglio”.

Fonte: ansa.it

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