La potenziale data della fine del mondo è stata fissata al 16 Marzo 2880, quando un grande asteroide potrebbe colpire il nostro pianeta. I ricercatori hanno scoperto che il corpo ruota così velocemente che dovrebbe rompersi in tanti frammenti, anche se questi manterranno inalterata la traiettoria. Secondo gli astronomi la roccia spaziale è tenuta insieme da forze coesive note come forze di Van der Waals, ossia forze attrattive o repulsive tra molecole, chiamate così in onore dello studioso che ne formulò la legge nel 1873. Tale scoperta, considerata un ulteriore passo in avanti, non risolve il quesito su come fermare questa imponente roccia in arrivo. Denominato 1950 DA, ha un diametro di circa 1 Km, e ruota una volta ogni 2 ore e sei minuti. A questo ritmo, la roccia sfiderà queste forze, disgregandosi. Calcolando la temperatura e la densità dell’asteroide, il team ha scoperto che la sua velocità di rotazione è maggiore del limite di rottura, tanto che se un astronauta scendesse sulla sua superficie, sarebbe scagliato nello spazio. Ma al momento sembra compatto. Scoperto il 23 Febbraio 1950, l’asteroide fu osservato per 17 giorni per poi scomparire alla vista per mezzo secolo. La sua ricomparsa avvenne il 31 Dicembre 2000, esattamente 200 anni dopo la scoperta dl primo asteroide: Cerere. Un segno del destino?
1950 DA sta viaggiando ad una velocità di 15 Km/s rispetto alla Terra e potrebbe impattare nell’Oceano Atlantico a quasi 61.000 Km/h. Se il corpo entrasse in collisione con l’atmosfera della Terra, sarebbe in grado di sprigionare una forza pari a 44.800 megatonnellate di tritolo. L’impatto determinerebbe significativi cambiamenti nel clima e nella biosfera costituendo una minaccia per la civiltà, poiché sarebbe l’equivalente della forza combinata di un milione di bombe atomiche, ovvero l’energia necessaria per radere al suolo in pochi secondi un’area delle dimensioni della Francia e generare un cratere ampio 40 chilometri e profondo 3000 metri. La probabilità dell’impatto è stata fissata ad un misero 0.33%, che in realtà non è da sottovalutare. Questa percentuale rappresenta un rischio 50% maggiore di tutti gli asteroidi conosciuti.
Non ci si dovrebbe meravigliare. Nel corso della storia geologica terrestre, tanti asteroidi di queste dimensioni hanno periodicamente martellato il pianeta. Uno tra tutti, quello di 65 milioni di anni fa che causò l’estinzione dei dinosauri. La tecnologia, tuttavia, potrebbe cambiare la storia: al potenziale impatto mancano ben 866 anni, un lasso di tempo cospicuo che consentirebbe un metodo semplice per prevenire l’impatto. Forse deviandolo, forse cambiando la sua riflettività, facendolo esplodere; non si sa. Ma un soluzione, prima o poi, bisognerà trovarla. La NASA tale scopo sta rintracciando i 1400 asteroidi conosciuti potenzialmente in grado di intersecare l’orbita terrestre, al fine di prevedere le eventuali strategie da adottare. Parte di questo sforzo è possibile grazie allo sviluppo di un sensore ad infrarossi (NEOcam) che potrebbe migliorare le capacità di monitoraggio. Una volta lanciato, il NEOcam sarebbe posizionato a circa 4 volte la distanza tra la Terra e la Luna. Esso, in questo modo, sarebbe in grado di scandagliare il cosmo senza gli impedimenti della copertura nuvolosa e della luce del giorno. I risultati, pubblicati nell’edizione di questa settimana della rivista scientifica Nature, hanno potenziali implicazioni per difendere il nostro pianeta da un enorme asteroide. http://www.meteoweb.eu/
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