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Ottanta euro al mese sì, ma in meno!


Voglio descrivere sommariamente un caso emblematico, ma molto concreto che svela le menzogne di Renzi e dei suoi disgustosi complici piddini, a cominciare da “Debora”, come la chiamano i servilissimi quotidiani del Friuli Venezia Giulia per umanizzarla e renderla digeribile. Fra gli attori protagonisti, niente di meno che Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del partito euroservo e filo-atlantista, alla quale è stata assegnata – per disgrazia di noi che ci viviamo – la regione Friuli Venezia Giulia. Un proconsole renziano che si vale di certi suoi assessori “per farci vedere i sorci verdi”.

Veniamo più in dettaglio al caso degli ottanta euro mensili prelevati dalla busta paga dei lavoratori, a partire dal 2015. Riguarda una specifica azienda del FVG, guarda caso quella per la quale lavoro da trent’anni. Causa l’avvento di Monti, delle politiche punitive nei confronti di lavoro e spesa pubblica e l’avvio delle spending review, gli aumenti contrattuali erogati nel 2012 devono essere integralmente restituiti! Leggi finanziarie e di stabilità über alles, per dirla alla tedesca. Su questo la regione Friuli Venezia Giulia, socio unico della S.p.A. informatica obbligata a tagliare le paghe, non transige. Non si scherza con l’Austerity voluta dal padrone, cioè il grande capitale finanziario. Serracchiani (con il suo nuovo capoccia Renzi) vuole indietro i soldi, nonostante una situazione generale di crisi e di caduta dei redditi da lavoro che colpisce la regione da lei “governata”. Il bello è che i dipendenti della S.p.A., interamente nelle mani dell’ente locale che opera il taglio di paga, non sono dipendenti pubblici, ma pur sempre dipendenti di una società per azioni di diritto privato (fattispecie ammessa dalla legislazione, che consente il socio unico pubblico), con un diverso contratto nazionale di lavoro, non del pubblico impiego, e specifiche contrattazioni integrative aziendali. Contrattazioni integrative, fra l’altro, non punitive nei confronti dei lavoratori, almeno fino alla presa del potere, a livello locale, dell’infamissimo pd.
Il “recupero”, cioè la decurtazione secca della paga per un anno, sulla scia della Grecia ma più subdolamente, avverrà nel 2015, per un ammontare di circa mille euro medi a cranio. Pertanto, l’anno venturo ci saranno ottanta euro medi in meno nella busta paga mensile!
Perché non è stato imposto prima questo “recupero”, o taglio brutale della paga per un anno? Per la semplice ragione che di mezzo c’erano le elezioni europee e allora la situazione è stata opportunisticamente “congelata”. Gli astuti “censori” dei redditi da lavoro hanno rinviato al futuro il taglio secco delle paghe, facendo balenare furbescamente la possibilità – insistente, come ora i lavoratori della S.p.A. possono capire in modo chiaro – di un superamento positivo della questione, ossia senza decurtazione delle retribuzioni.
A questo gioco hanno partecipato, in qualche misura, anche i sindacati e i loro rappresentanti interni, che hanno accettato il predetto “congelamento”, rinviando la questione al futuro, cioè a oggi. In tal modo, hanno agevolato il pd che ha potuto mietere una messe di consensi elettorali drogati ed estorti. Nel frattempo, più di un dipendente della S.p.A. in mani pubbliche ha votato alle europee per i piddini e le veline di Renzi, “dimentico” del fatto che questi infami volevano tagliargli la paga, o addirittura fiducioso che ciò non sarebbe potuto accadere.
Ora siamo certi che subiremo l’umiliazione (e il danno economico) degli ottanta euro mensili in meno di paga, per tutto il 2015, una riduzione secca del reddito alla quale non si potrà sfuggire, poi, a partire da dicembre del presente anno, inizierà la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, che si annuncia “difficile”, perché per la prima volta il contratto di secondo livello sarà sicuramente punitivo, molto negativo per i lavoratori. Quanto negativo lo vedremo, ma sta di fatto che il nuovo “piano industriale” prevede un progressivo svuotamento delle competenze per la S.p.A. e in un futuro non lontano potrebbero essere a rischio anche i posti di lavoro. Chiara la manovra piddina e della Serracchiani: tagliare le paghe, peggiorare le condizioni di lavoro con il prossimo integrativo, e poi, non appena possibile, disfarsi della società in mani pubbliche o almeno ridimensionarla drasticamente. Dovendo tagliare in modo lineare la spesa pubblica, da bravi neoliberisti euroservi quali sono, colpiscono sempre e comunque i livelli più bassi, cioè i lavoratori, non certo le “spese pazze” in consiglio regionale o quelle del tutto “improduttive” generate dalla politica piddina …
Infine, per il clima di “guerra fra poveri” che hanno creato in tutte le regioni italiane, nell’intero paese, sono certo che ci sarà almeno un precario, o un disoccupato, che gioirà della cosa, illudendosi che i soldi tolti a quelli che hanno ancora un lavoro sicuro finiranno in qualche modo a lui, con maggiori occasioni di lavoro e/o paghe un po’ più decenti. Sbagliato! Anche se ridurranno sul lastrico noi, imponendoci la “restituzione” della metà della paga, il suddetto continuerà a non vedere un centesimo, a non trovare lavoro, perché il grosso delle risorse va al grande capitale finanziario (“le banche”, per i più sbrigativi) e in parte minore a questo miserabile ceto sub-politico collaborazionista, che ha come perno il pd.  Del resto, la stessa Emilia Romagna, con Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, ci mostra come stanno veramente le cose!
- di Eugenio Orso -
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/2014/09/12/ottanta-euro-il-mese-si-meno-eugenio-orso/

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