Per esempio, nella capitale saudita Ryadh, la cui media pluviometrica annua non supera neppure i188 mm, si registra un picco di piovosità proprio in Aprile, mese in cui sopra il deserto Arabico si possono sviluppare fenomeni temporaleschi particolarmente intensi, spesso accompagnati o preceduti da estesi “Haboob” (tempeste di sabbia) che comportano drastiche riduzioni della visibilità orizzontale. Proprio negli ultimi anni, nel mese di Aprile, l’entroterra desertico dell’Arabia Saudita è stato flagellato da eventi precipitativi molto intensi che hanno causato improvvisi allagamenti e “flash flood” fin sull’area di Ryadh. In realtà già dai giorni scorsi i primi temporali, di origine “termoconvettiva”, si sono cominciati ad originare lungo i rilievi dell’Arabia Saudita occidentale e dello Yemen, generando intense manifestazioni temporalesche, con locali acquazzoni accompagnati da frequenti fulminazioni, tuoni e colpi di vento. Le moviole satellitari di questi ultimi giorni hanno evidenziato come buona parte di codeste “Cellule temporalesche”, di matrice “termoconvettiva”, si siano sviluppate lungo il versante occidentale della catena montuosa del Jabal Al-Hijaz, che taglia di netto il settore occidentale della penisola Arabica, separando l’altopiano desertico interno (altopiano di Najd) dalle coste affacciate al caldo mar Rosso.
Non è un caso se gran parte di questi temporali si sono formati a ridosso di queste grandi montagne affacciate sul mar Rosso, specie se in presenza di umide correnti occidentali, le quali scaricano quella poca umidità raccolta sopra il caldo mar Rosso sulle pareti occidentali del Jabal Al-Hijaraz, venendo poi costrette a sollevarsi verso l’alto all’impatto con i primi comprensori montuosi presenti dietro la costa occidentale saudita. Durante il sollevamento forzato verso l’alto la massa d’aria tende ad espandersi e a raffreddarsi, salendo di quota e favorendo la rapida condensazione del vapore acqueo e la formazione di grossi annuvolamenti a sviluppo verticale (cumuli, congesti e cumulonembi) che vengono ulteriormente alimentati dal calore latente presente nei bassi strati, tanto da assumere un importante sviluppo verticale. Ma un altro fattore che esalta l’instabilità diurna lungo le montagne dell’Arabia Saudita occidentale e dello Yemen è senza dubbio legato al passaggio del ramo principale della “getto sub-tropicale” in quota, nell’alta troposfera.
Difatti, la “corrente a getto sub-tropicale”, transitando sopra lo strato di aria molto calda e secca che in questo periodo comincia a formarsi sopra le vaste superfici desertiche della penisola Arabica, soggette ad un prevalente regime anticiclonico in quota (anticiclone sub-tropicale), tende a produrre forti turbolenze atmosferiche (per il vuoto d’aria in alta quota prodotto dallo scorrimento veloce del ramo principale del “getto sub-tropicale”) che innescano la nascita di violenti moti convettivi (correnti ascensionali), con la conseguente formazioni di grosse “Cellule temporalesche” e alle volte vere e proprie “Multicelle”(aggregato di più “Celle” singole), caratterizzate da attività elettrica a fondoscala (con frequenti tempeste elettriche, come avviene spesso tra Pakistan, India e Bangladesh alla fine della stagione calda, fra Maggio e Giugno), forti rovesci e turbolenti colpi di vento che accompagnano i fenomeni più intensi. Molti di questi temporali, crescendo in altezza, tendono ad essere toccati nella parte superiore dal forte“getto” che scorre in alta quota, da ovest ad est, evolvendosi in “Cellule temporalesche” con uno spiccato asse obliquo, le cui incudini si allontanano dalla base originale dei cumulonembi, favorendo un ulteriore risucchio di aria calda e molto umida dai bassi strati. Per questo, alcuni di questi temporali, dopo essersi formati a ridosso dei monti del Jabal Al-Hijaraz, riescono successivamente ad estendersi fino all’altopiano interno saudita, prima di essere letteralmente stirati dal “getto sub-tropicale”, che può raggiungere velocità di oltre i 250-270 km/h a 9000 metri.
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