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La Germania si scopre “povera” e incolpa il Sud europa


   Euro (Flickr – Tabbo107)
Lo scorso marzo aveva suscitato perplessità la decisione della BCE di non  comunicare i risultati di uno studio sulla distribuzione del patrimonio in  Europa, al fine di non «disturbare le negoziazioni in corso sul salvataggio di  Cipro». I numeri sono finalmente disponibili ed è possibile capire il  motivo di questo criptico comportamento dell’istituzione di Francoforte. Già a  una prima occhiata, sembra che le cifre definiscano la sagoma perfetta di un  mirino contro l’isola mediterranea.
Sono cifre da brivido. Secondo uno studio Credit Suisse di  alcune settimane fa, ci si aspettava che ogni cipriota detenesse in media un  patrimonio di 87.000 euro, con mediana di 31.000: erano valori “normali” per  l’eurozona, rispetto a una Germania con patrimonio medio di 135.000 euro (e  un’Italia a 165.000). Secondo i dati ufficiali dell’Eurotower, realizzati in  collaborazione con tutte le banche centrali nazionali dell’eurozona, sembra  invece che il patrimonio medio dei ciprioti sia di 671.000 euro, cioè quasi otto  volte di più rispetto a quanto non ci si aspettasse.
PaeseRilevazione Credit Suisse 2012Rilevazione BCE 2013
Italia165275
Germania135231
Spagna81291
Francia206233
Cipro87671
Malta48366
Lussemburgo215710
Patrimonio medio in migliaia di euro secondo la  rilevazione della BCE comunicata nell’aprile 2013
C’è dell’altro: i tedeschi sono i più “poveri” d’Europa: con  un patrimonio mediano di appena 51.000 euro, sono sopravanzati  perfino dagli slovacchi, forti dei loro 61.000 euro a testa.
Forse, se questa è la verità, la BCE potrebbe aver fatto bene a  trattenere i numeri: il frigorifero ha impedito che le cifre esplosive  facessero saltare il tavolo delle negoziazioni. Chi commentava lo scorso marzo  che “tanto erano cose che già si sapevano”, anche perché la Bundesbank aveva già  dedicato una pubblicazione al tema, si deve ricredere: la Bundesbank  non includeva Cipro nell’analisi. Anche quello che si aspettava Credit Suisse  era molto meno rispetto alla realtà secondo Francoforte.
I tedeschi, tra cui gli abitualmente ingessatissimi lettori  della Frankfurter Allgemeine, sono inviperiti. I numeri alimenteranno  ancora di più il vento in poppa di “Alternative für Deutschland”, movimento  anti-euro che sta riscuotendo buon successo. Nonostante la valuta unica goda  ancora di buona popolarità, c’è da aspettarsi che in futuro nessun governo  tedesco potrà trovare scuse valide per chiedere sacrifici ai tedeschi.  Soprattutto per un popolo così fissato con informazione e precisione (e non è un  cliché), far dimenticare Francoforte sarà impresa ardua, quando si parlerà di  fondi per sostenere Grecia o chi seguirà.
Il messaggio chiave è che i tre paesi dell’euro con fiscalità  avvantaggiata – per non definirli direttamente paradisi fiscali  (Lussemburgo, Cipro e Malta) svettano in cima alla classifica del patrimonio. In  particolare in Lussemburgo e a Cipro, la differenza enorme tra patrimonio medio  e mediano rispecchia la presenza di conti con somme di denaro altissime, con  forte polarizzazione della distribuzione del patrimonio.
Ma quanto c’è da fidarsi di questi numeri? Dal punto di  vista metodologico, sembra difficile che una ricerca portata avanti da tutte le  banche nazionali europee possa portare risultati confrontabili – in genere  servirebbe un solo soggetto che analizza tutto. Per il resto, La dietrologia ha  trovato un terreno fertile: l’idea che lo studio sia stato confezionato ad hoc,  secondo metodologie questionabili, per giustificare le attuali politiche e  migliorare l’immagine della Germania, ha sedotto non pochi spagnoli e  italiani.
«Questo tipo di studi servono politicamente per giustificare i tagli  dei diritti sociali nei paesi del sud d’Europa, che vengono presentati  come “ricchi” », ha denunciato Gonzalo Garteiz, ex caporedattore del quotidiano  economico spagnolo Cinco Días, e fondatore della web dedicata ai  mercati La Celosía. Uno studio pubblicato dal settimanale Focus ha  ribadito l’idea che il 56% dei tedeschi non capisce perché il Sud d’Europa ce  l’ha con la Germania, ma curiosamente un buon 40% ammette che i paesi più  colpiti dalla crisi hanno buone ragioni di lamentarsi contro la gestione  tedesca. Il salvataggio di Cipro, con misure senza precedenti, ha indubbiamente  aumentato la tensione. È tutto ciò sufficiente per argomentare che siamo di  fronte a un’enorme opera di propaganda orchestrata da Berlino? Meglio attenersi  ai dati, sempre che siano affidabili.

Studio della Bce sulla ricchezza degli europei. Non mancano le soprese, a  partire da Cipro

Stefano Casertano e Laura Lucchini, giornalisti de Linkiesta, sono autori  di “ Germania Copia e Incolla 2: Lavorare alla tedesca – riforme del  lavoro e successo mondiale ”.

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