Sotto Cagliari si nasconde una seconda città fatta di vie d’acqua, sepolcri, caverne e passaggi segreti. Sopra, mentre la città solare cresce e non di rado il traffico impazzisce, pochi immaginano che sotto i loro piedi è celato un regno incantato, fatto di gorgoglii d’acqua e gemiti quasi inafferrabili di assestamento, con cattedrali inaccessibili ai più, di incredibile bellezza e grande importanza storica.
Questo groviglio di ambienti grandi e piccini, di cunicoli e saloni, è stato creato ad arte nel duro sasso da uomini intelligenti che, spinti da motivi differenti, come ad esempio la sete, scavarono cisterne e fontane, seppellirono i loro cari in tombe e necropoli, pregarono nel silenzio delle chiese rupestri oppure, nel tentativo di scappare durante gli assedi, utilizzarono i passaggi segreti.
Nel più alto quartiere di Cagliari, quello di Castello, al centro di piazza Indipendenza, sprofonda per un centinaio di metri il leggendario pozzo di San Pancrazio concepito dai Pisani che, nella metà del 1200 intercettarono una vena d’acqua generosissima, perché dissetò il volgo per tutto il Medioevo ed anche oltre. E' proprio in questa zona che un nuovo sotterraneo è stato scoperto, e poi subito ricoperto!
Non è una novità sapere che il sottosuolo è ricco di cunicoli e cavità sotterranee. Due mesi fa l'ennesima scoperta da parte di alcuni operai impegnati a risistemare la pavimentazione stradale, evidentemente sconnessa, davanti al Duomo.
All'improvviso gli operai hanno notato, sotto i blocchi di granito, la volta di un brande ambiente. Una sorta di vasta camera, misteriosa come il tempo e l'antichità che l'hanno avvolta per secoli. Eppure questo "nuovo" sotterraneo, che da un lato ha creato molta curiosità tra i passanti e i curiosi, è stato chiuso con una colata di terra umida.
La notizia è fresca: arriva da quanti ci scrivono, segnalandoci questo modo di fare e noi ne prendiamo atto. Giusto o sbagliato, il modo di agire nei confronti della storia e dei suoi manufatti, non spetta a noi dirlo. Ravvisiamo però il solito andazzo.
Ogni qualvolta a Cagliari saltano fuori ipogei, gallerie, volte di stanze, queste testimonianze vengono richiuse. Forse per carenza di soldi, forse per poca capacità conservativa, e di tutela, eppure qualvolta salta alla luce una cavità storica, stenta a seguire la sua tutela integrale, o la sua valorizzazione. Come mai? I mezzi esistono, sono molteplici.
Domande che forse non avranno una risposta esaustiva. A pensare che il sotterraneo poteva riservare, sotto la sua terra di accumulo che ne ricopriva il fondo, anche reperti storici, o preziosi manufatti. Ora, invece, a ricoprire la terra vecchia di secoli è altra terra, posizionata l'altro ieri dagli operai.
E, una volta livellato quello strato di terra, verranno ripristinati i grandi blocchi di granito che sigilleranno, sotto le auto e i pedoni frettolosi, la storia della città e della sua faccia sotterranea.
Lo scavo (nella foto) sorgeva a pochi metri dal Duomo, dove da decenni la strada, composta da grandi massi di granito squadrato, mostra segni di cedimento. Anzi, per dirla tutta, i segni di cedimento sono ancora visibili, nella parte di strada percorsa da auto e pedoni, tra i margini del cantiere transennato e la facciata del Duomo.
Secondo Marcello Polastri, presidente del Gruppo Cavita Cagliaritane, l'ipogeo era "forse una grande stanza per la raccolta dell'acqua, una cisterna vecchia di secoli considerate le pareti rivestite di stucco impermeabile anche se - prosegue - non si esclude l'esistenza di collegamenti con i sottani dei vecchi palazzi che sorgevano in questa zona".
La pavimentazione stradale, soprattutto accanto a quella che sino a ieri era una profonda buca, appare sconnessa. Da qui la deduzione che il quartiere Castello, nel settore adiacente la Cattedrale, l'Arcivescovado e il Palazzo di città, poggia praticamente sul vuoto. O meglio, su vuoti riempiti di terra di accumulo, nel corso dei secoli.
Eppure, se da un lato questa zona è particolarmente ricca di sotterranei artificiali è interessante, dall'altro lato è stata troppo a lungo trascurata. Non un progetto di pulizia e bonifica del sottosuolo, non una strategia per mettere in sicurezza le caverne, non un progetto, unitario, per aprire alle visite guidate sotterranei e ipogei. Insomma, un patrimonio dimenticato. E ricoperto, dopo l'ennesima scoperta. [sardegnasotterranea.org]
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