Per la prima volta si è riusciti a prevedere uno degli eventi più spettacolari e scientificamente importanti dell’astronomia come l’esplosione di una supernova.
Un risultato importante che si deve a un gruppo di ricercatori italiani e stranieri dell’International Centre for Relativistic Astrophysics (Icra)presso l’Università La Sapienza di Roma e guidato da un illustre "relativista", il professor Remo Ruffini.
"È un eccezionale risultato, inedito nella storia dell’astrofisica", ha commentato Maria Chiara Carrozza, ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, "che non solo premia il talento dei ricercatori italiani ma anche indica al nostro Paese la giusta via da seguire: investire nella ricerca".
La storia che ha mobilitato gli osservatori astronomici di mezzo mondo inizia il 27 aprile scorso, quando viene rilevato un lampo di radiazione gamma proveniente dalla costellazione del Leone.
"Accadde", racconta Ruffini, "che in una stella binaria una delle due iniziasse la sua fase di scoppio in supernova liberando intorno materiale che in parte si accumulava sulla stella a neutroni che l’accompagnava, aumentandone la sua massa. E quando quest’ultima raggiunse una certa massa critica si innescò un processo di collasso che la trasformò in un buco nero emettendo il lampo gamma registrato".
"Una vera carambola cosmica", continua Ruffini, "che ci portò, una volta analizzata, a prevedere secondo un nostro modello teorico che nell’arco di una dozzina di giorni avremmo potuto vedere in ottico il fenomeno della supernova nel suo massimo splendore nel frattempo raggiunto.
Perciò il 2 maggio, tra lo scetticismo generale, diffondemmo un avviso a tutti i grandi osservatori nei vari continenti per puntare i telescopi e trovare conferma. Il Vlt dell’Eso in Cile per una serie di ragioni non raccolse nulla. Invece ci riuscì il Gran Telescopio Canarias martedì sera, il 14 maggio, fotografando lo straordinario evento e confermando la previsione".
Tutto accadeva in appena 200 secondi a quattro miliardi di anni luce dalla Terra, quando il nostro pianeta stava nascendo. "Ciò che abbiamo visto", spiega Ruffini, "ci pone al cospetto di una supernova anomala e quindi abbiamo a che fare con una nuova fisica che ora animerà le nostre ricerche".
Intanto il premio Nobel Riccardo Giacconi negli Stati Uniti, informato da Ruffini, metteva pure in azione l’osservatorio orbitale Chandra della Nasa, che indaga quanto sta accadendo raccogliendo le emissioni di raggi X.
Un aspetto interessante della storia è che il risultato è anche frutto del gruppo di giovani ricercatori tra i 25 e 29 anni intorno al professor Ruffini e con lui firmatari del lavoro scientifico pubblicato, adesso impegnati nel dottorato internazionale di astrofisica.
Vale la pena ricordarli: Horge Rueda, colombiano, Giovanni Pisani, Marco Muccino e Anna Penacchioni che "con gioia e sorpresa", dice, "abbiamo visto confermato il modello teorico su cui avevamo lavorato". [Giovanni Caprara su corriere.it]
0 commenti:
Posta un commento