Da dieci anni la comunità scientifica dibatte sui resti umani trovati a Liang Bua, sull’isola indonesiana di Flores: date le dimensioni ridotte degli scheletri, questa popolazione era stata affettuosamente ribattezzata “hobbit”, e il dibattito verteva sulla necessità di determinare se questa particolare forma di nanismo fosse causata da un disordine genetico o, piuttosto, da altri fattori.
Un nuovo studio potrebbe però mettere fine alla diatriba: a quanto pare gli “hobbit” indonesiani sarebbero una distinta specie umana, vissuta sull’isola non più tardi di 17.000 anni fa
Lo studio, condotto da un team di scienziati della Stony Brook University di Long Island, parla chiaro: le analisi condotte sui crani ritrovati sull’isola di Flores evidenziano una profonda diversità con i crani dell’Homo sapiens: non si tratterebbe quindi di una serie di patologie (tra cui l’ipotiroidismo, la microcefalia e la sindrome di Laron) che hanno colpito un’intera popolazione, ma di una specie distinta e ormai estinta, che gli esperti hanno ribattezzato Homo floresiensis.
L’antropologa e leader dello studio Karen L. Baab, ha spiegato che l’analisi si è focalizzata sull’analisi delle dimensioni dei crani dell’Homo floresiensis, che sono poi state confrontate con i resti di altri ominidi, degli esemplari arcaici di Homo sapiens e perfino con gli scheletri di individui che presentano le patologie di cui si sospettava fossero affetti gli Homo floresiensis.
Questi dati sono poi stati completati dal contributo di Dean Falk, antropologo della Florida State University specializzato in evoluzione cerebrale che ha ricostruito il modello di un cervello dell’Homo floresiensis, conclusione: quei cervelli non presentavano nessuna anomalia, ma appartenevano a individui geneticamente simili all’Homo erectus.
0 commenti:
Posta un commento