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Lo Stato più canaglia di tutti. (Hiroshima 6 agosto 1945 – Nagasaki 9 agosto 1945)

-di Nico Macce-
Occorre smetterla di definire le atomiche su Hiroshima e Nagasaki “operazioni belliche”. Eccidi di massa di così vasta portata non meritano questo appellativo, che ha il sapore di “accordi di Ginevra” e di regole che gli stati si sono dati nei secoli, almeno sulla carta e che hanno cercato quanto meno di non coinvolgere direttamente i civili nei conflitti bellici.
Per altro il Giappone era ormai stremato e fare leva sullo spirito di sacrificio dei soldati del Sol Levante è puramente strumentale. Volendo anche solo per un istante guardare la cosa da un punto di vista bellico, agli USA sarebbe bastato far deflagrare un ordigno atomico al largo delle coste nipponiche, a distanza di sicurezza dalla popolazione. I giapponesi avrebbero capito e capitolato, nonostante la fanatica caparbietà dei gruppi dirigenti e della casta militare. Del resto era solo questione di settimane, la guerra stava già volgendo al termine.
Le ragioni di Hiroshima e Nagasaki, i due peggiori crimini dell’umanità insieme ai campi di sterminio nazisti, furono due: dare un monito chiaro e ben diretto al nuovo avversario della potenza statunitense: l’URSS di Stalin.
La seconda ragione è ancora più schifosa e abietta: sperimentare l’arma atomica sulla popolazione civile. Chi meglio di un popolo massacrato, alla fame e alla miseria, bombardato ,vessato e strumentalizzato dalle sorde e fanatiche autorità fasciste dell’Imperatore poteva servire a tale scopo? Cosa è meglio di una guerra per sperimentare le nuove armi?
Questa logica prosegue anche oggi. In Irak sono state sperimentate tecnologie belliche che le pubbliche opinioni occidentali addormentate neanche si immaginano. Per esempio, il servizio di Sigfrido Ranucci (qui), descrive molto bene come l’esercito statunitense, durante la seconda aggressione all’Irak, abbia testato a Fallujah sofisticate bombe al fosforo e i loro effetti sulla popolazione, con un eccidio sui civili che le autorità USA hanno cercato di tenere nascosto.
A distanza di 68 anni, meditiamo su cosa siano i complessi militari-industriali ancora oggi, cosa siano diventati e come si siano perfezionati dentro economie di guerra che hanno amministrato la “pace” in qualche oasi metropolitana occidentale attraverso il terrore nucleare e un numero spropositato di guerre locali nel resto del mondo, direttamente o attraverso regimi alleati e terroristi. Guerre in cui il terrore e l’azione sui civili costituisce non un “danno collaterale” come vogliono farci credere, ma un aspetto strategico di ormai quasi tutte le guerre del terzo millennio.
Meditiamo sulle politiche delle oligarchie capitaliste al potere, dei veri decisori delle politiche USA e NATO e di tutte le potenze militariste come la Cina.
Perché se non vediamo dietro a questo stato di guerra permanente il vero volto predatorio dell’economia capitalista e non agiamo di conseguenza per rimuoverlo dalla storia umana come la vera causa delle guerre, dirsi anti-militaristi è un puro esercizio di ingenue quanto inutili intenzioni.  E’ come se non facessimo nulla per arrivare a un’era di pace e di uguaglianza sociale. Come se fossimo rimasti a quell’oggetto sganciato da un B29 nel cielo torrido di un agosto di morte.

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