Il nucleo interno solido gira in senso antiorario (verso est) più velocemente della superficie del pianeta
Il nucleo interno solido di ferro e nichel che si trova al centro della Terra ruota verso destra (in direzione est o in senso antiorario) più velocemente del resto del pianeta. Mentre il nucleo esterno liquido (che avvolge quello solido) si muove verso sinistra (in direzione ovest o in senso orario) ma più lentamente.
La scoperta, che pone fine a una domanda irrisolta da oltre tre secoli, è di un gruppo di scienziati dell'Università di Leeds, guidati da Philip Livermore.SUPER-ROTAZIONE - È la prima volta che gli studiosi sono stati in grado di mettere in relazione in modo preciso i movimenti delle due parti del nucleo del nostro pianeta. Già dal 1692 Edmond Halley, che diede il nome alla famosa cometa periodica, aveva scoperta la rotazione in senso orario (verso ovest) del campo magnetico terrestre. Ora - lo studio è apparso il 16 settembre sulla rivista scientifica Pnas- grazie a sofisticate analisi delle onde sismiche che attraversano il centro della Terra, generate dai terremoti più forti, si è stati in grado di identificare la «super-rotazione» del nucleo interno, più veloce di quello del pianeta nel suo complesso.
AZIONE-REAZIONE - Secondo Livermore, i movimenti sono il risultato di un semplice rapporto di azione e reazione. «Il campo magnetico spinge verso est il nucleo interno facendolo girare più velocemente della Terra (che ruota nello stesso senso, ndr). Invece spinge in direzione opposta il nucleo esterno liquido, che quindi si muove verso ovest». Il fatto che il campo magnetico interno della Terra oscilli con un periodo di una decina di anni, implica che anche le forze elettromagnetiche che determinano le spinte delle due parti del nucleo variano nel corso del tempo. Ciò potrebbe spiegare le fluttuazioni nel movimento antiorario del nucleo interno solido, fluttuazioni riscontrate negli ultimi 50 anni e pubblicate in un recente studio apparso su Nature Geoscience. Gli autori dello studio hanno utilizzato per le loro analisi il supercomputer Monte Rosa del Centro nazionale svizzero di calcolo scientifico (Cscs) di Lugano.
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