Charles Darwin ha rivoluzionato il nostro modo di guardare a noi stessi e ai nostri antenati come specie.
Dopo aver proposto la sua teoria, secondo la quale solo gli esseri viventi meglio adattati all’ambiente riescono a sopravvivere alla selezione naturale, Darwin ha dovuto affrontare un dilemma quasi inspiegabile.
Lo studioso non riusciva a spiegarsi l’improvvisa comparsa di numerosissime specie viventi avvenuta circa 530 milioni di anni fa e nota come “Esplosione del Cambriano”.
Dal punto di vista di questo enigmatico fenomeno, durante l’epoca cambriana è come se fossero esistite due Terre. La prima caratterizzata da organismi unicellulari estremamente primitivi, i quali prosperavano nella fanghiglia compiendo operazioni molto limitate.
La seconda, invece, caratterizzata da un’esplosione di vita dalla quale discende tutta la fauna moderna, esseri umani compresi. La comparsa improvvisa e inspiegabile di tutte queste specie nei reperti fossili mise in serio pericolo la teoria di Darwin, attirandosi le critiche più aspre di coloro che non accettavano l’idea della selezione naturale.
Come spiegare questa apparente contraddizione? Micheal Lee, un biologo molecolare dell’Università di Adelaide, ha condotto una ricerca proprio partendo da questa domanda, cercando di misurare la velocità con la quale l’evoluzione ha generato una così grande varietà di specie.
“La comparsa apparentemente improvvisa di decine di gruppi di animali in questo periodo è senza dubbio il più importante evento evolutivo dopo l’origine della vita”, spiega Lee.
“I tassi di velocità incredibilmente alti registrati nell’esplosione cambriana sono stati a lungo utilizzati come argomenti contro la teoria dell’evoluzione. Lo stesso Darwin aveva ammesso che questi dati erano in contrasto con i normali processi evolutivi”.
Il ricercatore dell’università australiana crede che la discrepanza sia dovuta all’imperfezione dei dati forniti dai reperti fossili antichi, i quali non permettono di misurare con precisione i tassi evolutivi durante il cambriano, spesso definito come il Big Bang dell’evoluzione.
“In questo studio abbiamo stimato che il tasso di evoluzione avvenuta durante l’esplosione cambriana, sia morfologica che genetica, è stata fino a cinque volte più veloce di oggi, decisamente rapida, ma perfettamente coerente con la teoria dell’evoluzione di Darwin”, continua Lee.
Il team guidato dal ricercatore ha condotto un attento studio del codice genetico e dell’anatomia degli artropodi (insetti, crostacei, aracnidi e loro familiari), il gruppo di animali più dissimili tra loro, sia nel periodo Cambriano che oggi.
“E’ stato durante il cambriano che si sono presentati molti dei tratti più familiari associati a questo gruppo di animali, quali un esoscheletro duro, zampe articolate e occhi composti”, riprende Lee. “Abbiamo anche trovato la prima documentazione fossile della comparsa delle antenne, caratteristica condivisa da insetti, millepiedi e aragoste, e delle prime mascelle mordaci”.
Il team ha quantificato le differenze anatomiche e genetiche tra gli animali viventi, e con l’aiuto dei reperti fossili ha stabilito il periodo di tempo durante il quale tali differenze si sono accumulate, utilizzando modelli matematici complessi.
I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, sono stati sorprendenti. I ricercatori hanno scoperto che la diversificazione degli artropodi è stata quattro volte più veloce di quanto non sia avvenuto nei successivi 500 milioni di anni.
I dati risolvono, almeno in parte, il dilemma di Darwin, in quanto mostrano che l’evoluzione accelerata è sufficiente a spiegare la comparsa apparentemente improvvisa di molti gruppi di animali complessi nella documentazione fossile del periodo cambriano.
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