Le grandi perforazioni alla ricerca di minerali e carbone.
L’uomo, da che è comparso sulla faccia della Terra, ha perforato la crosta terrestre come nessun essere vivente ha mai fatto nella storia del nostro pianeta. Jan Zalasiewicz, dell’Università di Leicester, che ha condotto uno studio a tal proposito, ha scoperto che da quando l’Homo sapiens ha iniziato a scavare alla ricerca di minerali e idrocarburi ha realizzato perforazioni di varie dimensioni, per una lunghezza totale dicirca 50 milioni di chilometri, più o meno la distanza tra la Terra e Marte e secondo alcune stime pari alla lunghezza dell'intera rete stradale del nostro pianeta.
IMPRONTA INDELEBILE. Le prime perforazioni dell’uomo risalgono all’Età del Bronzo, quando iniziò a scavare alla ricerca di metalli e pietre focaie. Migliaia di anni dopo, alla fine del diciottesimo secolo, con la rivoluzione industriale la fame di minerali e di carbone è salita alle stelle, e così si è iniziato a scendere in profondità. Con la prima metropolitana (Londra, 1863) l’uomo ha iniziato a perforare la crosta terrestre anche orizzontalmente.
Nel ventesimo secolo le perforazioni hanno assunto molteplici aspetti: si è perforato per stivare materiale pericoloso nelle rocce, si sono aperte miniere fino a migliaia di metri di profondità, ma soprattutto si è iniziato a perforare alla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi.
Negli ultimi decenni, infine, l’uomo ha scavato anche per scopi scientifici. Ha dato inizio a perforazioni nella crosta continentale per verificare le teorie sulla tettonica a zolle, e a perforazioni nella crosta oceanica con lo scopo di arrivare al mantello, a una profondità di circa 7-8 km.
FINO A 12 CHILOMETRI. La perforazione più profonda ci ha portato a campionare rocce fino a 12 chilometri di profondità, in un pozzo realizzato in Unione Sovietica negli anni Settanta, nella provincia di Kola, nel nord della Russia attuale. L'impegno tecnologico fu enorme, perché le difficoltà oggettive per arrivare a tali profondità sono gigantesche. Bisogna infatti fare i conti con temperature di centinaia di gradi e pressioni elevatissime, che, con facilità, stritolano i martelli perforatori e tendono a chiudere i fori. Per questo motivo, e per via dei costi, non si sono mai realizzati pozzi più profondi.
Negli ultimi anni, tuttavia, le perforazioni petrolifere raggiungono anche i 10 km di profondità e in molti sperano di andare oltre nell’arco di 5 o 6 anni per raggiungere depositi di idrocarburi molto profondi. C’è anche chi spera che le perforazioni profonde possano presto superare i mille ostacoli esistenti per raggiungere punti della crosta terrestre dove le temperature sono molto elevate, e sfruttare così il calore esistente per produrre energia in elevate quantità senza inquinare e per tempi virtualmente infiniti.
COME JULES VERNE. C’è anche chi sta già oggi lavorando per perforare la crosta terrestre e arrivare al mantello. Sono gli scienziati del progetto MOHOLE: lavorano in oceano, dove la crosta non supera gli 8 chilometri, contro i 20-30 della crosta emersa. Riuscire a estrarre campioni di mantello potrebbe significare avere a disposizione il materiale giusto per arrivare a spiegare la struttura del nostro pianeta e confermare teorie che al momento sono supportate solo da studi realizzati grazie a onde sismiche prodotte da terremoti o, nel passato, da esplosioni atomiche sotterranee. Il progetto prevedere di arrivare nel mantello prima del 2016.
MILIONI DI ANNI. Fino a quando le perforazioni umane rimarranno "impresse" nella crosta terrestre? Spiega Zalasiewicz: «Poiché la maggior parte delle perforazioni è molto profonda e lontana da fenomeni che alterano la superficie, come l’azione dell’acqua o del vento, le tracce potrebbero rimanere a lungo, anche milioni di anni. Non è da escludere che un giorno lontano qualche geologo scoprirà qualcuna di queste perforazioni e si chiederà perché erano state fatte. Non gli sarà facile rispondersi». http://www.focus.it/
0 commenti:
Posta un commento