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Due volontarie italiane scomparse in Siria

Da una settimana non si hanno notizie di due giovani italiane di 20 e 21 anni, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, che si erano recate in Siria per un progetto di solidarietà organizzato da loro stesse, insieme ad un altro ragazzo. La notizia è stata resa nota solo nella giornata di ieri, in quanto la Farnesina inizialmente aveva mantenuto segreta la questione. Le ragazze hanno varcato il confine siriano il 28 Luglio, e non si hanno più notizie di loro dal 1° Agosto. Sembra che siano scomparse ad Abzemo, villaggio ad ovest di Aleppo, dove secondo fonti locali sarebbero state prelevate da un gruppo armato. Le due ragazze erano sotto la protezione del "Fronte islamico", una fazione radicale che si oppone al governo di Assad. Il gruppo di rapitori, composto da alcune decine di uomini, avrebbe rapito anche la scorta delle giovani, ma questi sarebbero stati rilasciati subito dopo. In ogni caso, viene da chiedersi quanto possano essere affidabili i gruppi come quello in questione, in un territorio martoriato dalla guerra da ormai tre anni, dove due giovani ragazze possono valere un riscatto milionario. Chi se la sente di escludere che il gruppo (o qualche membro dello stesso) non sia coinvolto nel rapimento, avvenuto a meno di 3 giorni da quando sono entrate in Siria?

La zona di Aleppo è sotto il controllo dei terroristi dell'ISIS, gli uomini del califfo degli orrori Al Baghdadi. Ma il villaggio dove sono state rapite le due giovani italiane viene descritto come una sorta di "terra di nessuno", che non è sotto il controllo ne dello "stato islamico" ISIS, ne del governo di Assad, e il rapimento potrebbe essere stato organizzato anche da cellule indipendenti per chiedere un riscatto. Della vericidità di questa affermazione non ne siamo molto convinti: non ci risulta che esistano "terre di nessuno", e la zona di Aleppo è senza dubbio gestita dai terroristi ISIS; se poi sono stati loro o meno a rapire le ragazze non lo sappiamo, ma certamente quella zona è in mano a loro.

Le fonti siriane citate da "La Nazione" considerano "un errore imperdonabile" aver deciso di alloggiare in quella zona, estremamente pericolosa.

Pare che i rapitori abbiano già avanzato delle richieste, sulle quali è stato mantenuto il più stretto riserbo. Se le cose stanno così, c'è quasi da "rallegrarsene", in un contesto come quello di Aleppo, dove sono operativi gli uomini del califfato islamico, è da considerare una "buona notizia", visto che dai feroci terroristi dell'ISIS, alle cui atrocità abbiamo dedicato ampio spazio, c'è da aspettarsi qualsiasi cosa: basti pensare che per loro stuprare donne musulmane e cristiane è LEGALE E CONSENTITOSe tutto si dovesse risolvere con il pagamento di un riscatto e le due giovani potranno tornare a casa sane e salve, sarebbe da considerare un risultato positivo. Ovviamente anche se le cose andranno così, le autorità italiane difficilmente ammetteranno di aver pagato un riscatto milionario ai terroristi,parlando solo di "liberazione", come avviene sempre in questi casi.

Leggendo gli articoli dei media italiani che riportano la notizia (vedi La NazioneCorriereLa Stampa, per citarne alcuniappare evidente che la missione delle due giovani italiane sia stata organizzata con grande "leggerezza" e sottovalutazione dei rischi, in modo a dir poco dilettantesco. La giovane età delle due ragazze e la poca esperienza probabilmente hanno avuto un ruolo determinante nel drammatico epilogo.

Viene da chiedersi se la Farnesina, o comunque le autorità italiane, non esercitino nessun controllo preventivo sulle modalità con cui vengono organizzate missioni così rischiose; operazioni che non possono essere considerate un "affare privato", visto che quando i volontari italiani vengono rapiti, il governo si trova a far fronte a riscatti milionari da corrispondere a gruppi terroristici, come accadde anche nel caso di Rossella Urru,  che fortunatamente ha avuto un epilogo positivo, anche se le vicende sono paragonabili fino ad un certo punto, in quanto Rossella Urru si era recata in una zona molto meno rischiosa di quella in oggetto, e in un contesto più organizzato.

Sarebbe auspicabile che le autorità italiane stabilissero delle regole per prevenire "a monte" casi come questo, senza dover intervenire a posteriori per trattare con i terroristi ed elargire loro milioni di euro. Non è ammissibile che a giovani poco più che ventenni sia consentito di organizzare missioni di questo tipo, in zone altamente rischiose, appoggiandosi a organizzazioni locali di dubbia affidabilità. Le missioni di cooperazione sono sacrosante, ma devono essere organizzate con grande perizia, da organizzazioni che godono della necessaria esperienza: che delle ragazzine ventenni certamente non hanno.

Ci auguriamo che la brutta avventura di queste giovani connazionali finisca al più presto,e ci auguriamo anche che finalmente il governo stabilisca un regolamento per le persone e le organizzazioni che intendono recarsi in luoghi così rischiosi.

nocensura.com

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