Le prime pitture dell'uomo hanno circa 30.000 anni e sono quelle che decorano la grotta di Chauvet, nella Francia meridionale.
Messo in discussione a causa della sofisticata tecnica pittorica, che non ha riscontri in altri reperti coevi, il primato è stato confermato dalla ricostruzione e datazione delle frane che ne hanno bloccato l'accesso per oltre 20.000 anni.
La conferma, indipendente dalla datazione al radiocarbonio, viene da uno studio condotto da ricercatori dell’Université de Savoie/CNRS e dell’Aix-Marseille Université di cui riferisce un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Per risolvere la questione i ricercatori, coordinati da Benjamin Sadier, hanno combinato analisi geologiche e datazione basata sul cloro 36 e sono riusciti a dimostrare che le pitture risalgono ad un periodo compreso fra 32.000 e 30.000 anni fa, al periodoAurignaziano.
E' questa la risposta ad alcune recenti teorie che attribuivano le pitture di Chauvet ad una cultura più recente, come quella del periodo Magdaleniano (fra 17.000 e 12.000 anni fa). Teorie, osservano gli autori dello studio, dettate più da considerazioni legate alla complessità delle pitture rupestri di Chauvet e al loro stile più che a criteri oggettivi di datazione.
La scoperta ha importanti implicazioni sull'evoluzione delle capacità cognitive dei nostri antenati.
A dispetto delle polemiche sulla loro datazione, le straordinarie pitture che decorano le pareti della grotta di Chauvet, nella regione francese dell'Ardèche, sono la più antica, e la più raffinata, manifestazione di arte pittorica rupestre conosciuta.
La grotta di Chauvet è un sito di eccezionale interesse per lo stato di conservazione delle bellissime pitture che ne ornano le pareti, per i temi pittorici raramente presenti in altri siti, come le raffigurazioni di felini e rinoceronti, ma anche per la maestria con cui gli autori hanno padroneggiato una tecnica pittorica che non si riscontra in alcun altro sito di arte rupestre del Paleolitico.
Difatti, sulla base della sola analisi stilistica, inizialmente le pitture di Chauvet erano state fatte risalire a un periodo relativamente recente, compreso fra il Solutreano, fra i 22.000 e i 17.000 anni fa, e il Magdaleniano, fra i 17.000 e i 10.000 anni fa. In seguito, però, la datazione al radiocarbonio aveva stabilito una collocazione temporale molto anteriore, compresa fra i 32.000 e i 30.000 anni fa.
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