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Le donne scampate alla schiavitù dell'ISIS
Posted by tricasandu
Posted on 00:26
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FOTOGALLERIA Rapite, violentate e vendute dai jihadisti dello Stato Islamico, queste ragazze sono riuscite a fuggire. Una fotografa curda le ha ritratte e ha raccolto le loro testimonianze
di Coburn Dukehart - Fotografie di Seivan Salim
A metà novembre le truppe curde sono riuscite a scacciare l'ISIS dalla città irachena di Sinjar, capitale dell'antica minoranza religiosa degli Yazidi. I jihadisti dello Stato islamico l'avevano conquistata nell'agosto del 2014. Migliaia di Yazidi si erano imbarcati in una disperata fuga tra le montagne circostanti; altre migliaia - uomini, bambini, donne anziane - erano stati uccisi, mentre le donne più giovani venivano rapite, violentate e vendute come schiave.
Mesi dopo il massacro, la fotogiornalista curda Seilam Salim, nata in Iraq ma fuggita con la sua famiglia da bambina, ha incontrato in un campo profughi alcune donne che erano riuscite a scappare dalla schiavitù dell'ISIS. "Avevano tutte storie tragiche da raccontare", dice. "La loro sofferenza era enorme. Da donna curda, e da fotogiornalista che poteva comunicare con loro nella loro lingua, ho sentito che era mio dovere mostrare al mondo questa sofferenza. Tutti devono sapere che cosa sta succedendo alle ragazze che sono ancora prigioniere".
Prima di ritrarre le donne, Salim ha ascoltato i loro raccolti. Molte erano troppo traumatizzate per parlare di quello che avevano sofferto: alcune erano state vendute più e più volte, altre erano state messe incinte dai loro violentatori. Quasi tutte avevano parenti che erano rimasti uccisi.
La fotografa ha promesso alle ragazze l'anonimato e ha chiesto loro il permesso di ritrarle nel tradizionale vestito bianco delle spose yazide. "Secondo tradizione e religione, le donne yazide possono avere rapporti sessuali solo dopo il matrimonio", racconta Salim. "L'ISIS le ha private di questo diritto. Io volevo mostrare che queste ragazze sono ancora caste e pure di cuore".
Trovare un vestito bianco non è stato facile: quasi tutti avevano perso tutto scappando. Alla fine Salim è riuscito a procurarsene uno, che apparteneva a una famiglia che era riuscita a tornare a casa e recuperare qualche oggetto. Salim ha cercato di dare un tocco personale a ciascun ritratto, cambiando qualche dettaglio, come la cintura o lo scialle.
Nelle prossime pagine, alcuni ritratti di queste ragazze sono presentati accanto alle loro testimonianze. Nomi e altri dettagli identificativi sono stati cambiati o omessi, e alcuni segni particolari, come i tatuaggi, sono stati cancellati dalle foto. Il progetto di Salim, dal titolo “Escaped,”, fa parte di “Map of Displacement,” un sito a cura dell'agenzia Metrography che raccoglie articoli e fotoreportage sulla guerra in Iraq. Per avere maggiori informazioni sul dramma degli Yazidi e delle donne rapite dall'ISIS, visitate www.yazda.org
http://www.nationalgeographic.it/
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