Secondo quanto apprendiamo dai libri di storia, il primo sbarco documentato sulle coste australiane si ebbe nel 1606 per opera del navigatore olandese Willem Janszoon, a bordo della Duyfken, che si crede essere stato il primo europeo a raggiungere la costa orientale del continente.
Ma alcune incredibili scoperte archeologiche potrebbero costringere gli storici a rivedere il corso degli eventi che hanno portato alla scoperta dell'Australia.
La prima scoperta riguarda un cranio trovato alla fine del 2011 vicino Taree, sulla costa orientale del continente. Secondo le analisi degli antropologi, il teschio apparterrebbe ad un uomo bianco nato intorno al 1650, ben 120 anni prima che James Cook raggiungesse la costa orientale a bordo della HMB Endeavour. Secondo le conoscenze attuali, infatti, nessun europeo aveva raggiunto la costa orientale fino all'arrivo di Cook.
Ma a gettare benzina sul fuoco è un ritrovamento ancora più strabiliante: alcune monete di rame scoperte su Wessel Island, provenienti dall'ex sultanato di Kilwa, vicino la Tanzania, spingerebbe la scoperta dell'Australia di ulteriori 600 anni più indietro, intorno all'anno 1000.
“Quando abbiamo trovato il cranio, nessuno di noi si è sognato di mettere in discussione le date della scoperta del continente australiano”, spiega il dottor Steward Fallon, ricercatore presso l'Australian National University di Canberra. “Almeno fino a quando non abbiamo avuto le analisi della datazione: da qual momento la cosa è diventata intrigante”.
Il cranio, infatti, è molto più antico del previsto e apparterrebbe ad un uomo nato intorno alla metà del 17° secolo, ben prima dell'arrivo dell'Endeavour.
Tuttavia, prima di riscrivere la storia dell'Australia, l'archeologo Adam Ford invita alla prudenza, dato che altri fattori devono essere presi in considerazione sulle circostanze della scoperta.
“Il fatto che il cranio sia stato trovato da solo e in buone condizioni, potrebbe farlo appartenere ad una collezione privata. I crani erano molto apprezzati dai collezionisti del 19° secolo”, speiga Ford.
Invece, ad essere decisamente possibilista è Cassie Mercer, direttrice di 'Australia And New Zealand Inside History', la quale ha dichiarato australiangeographic.com.au che una volta verificata, potrebbe essere una delle scoperte più importanti per l'Australia. “E' una scoperta molto eccitante perchè potrebbe aprire nuove prospettive storiche che prima non eravamo in grado di esplorare”, afferma la giornalista.
Monete antiche... molto antiche!
Oltre alla scoperta di Fallon, esiste un altro incredibile ritrovamento che potrebbe spostare la scoperta dell'Australia all'anno 1000. Secondo quanto riportato dall'Indipendent, un archologo australiano, Ian McIntosh ha cominciato ad indagare su una scoperta avvenuta diverse decine di anni fa.
Nel 1944, durante il secondo conflitto mondiale, un soldato stava pattugliando le Isole Wessel, un punto di rilevanza strategica al largo della costa nord del continente, quando inciampò su qualcosa sepolto nella sabbia che subito identificò come 5 monete.
Un suo collega, Maurie Isenberg, che stava equipaggiando una stazione radar sulle isole disabitate, conservò le monete in un barattolo fino al 1979, quando decise di spedirle ad un museo per farle analizzare. Le monete sono rimaste indisturbate nel museo per decenni, fino a quando McIntosh non vi si è imbattuto, intuendo l'importanza del ritrovamento.
Deciso a scoprire l'origine dei cimeli, l'archeologo della Indiana University ha scoperto che le monete sono state prodotte dall'ex sultanato di Kilwa, nei pressi dell'attuale Tanzania, con un età che risale al '900 d.C.
La scoperta suggerisce che il continente potrebbe essere stato visitato da esploratori provenienti dall'Africa orientale e il Medio Oriente, molto tempo prima del capitano olandese approdato nel 1605.
“Questa rotta commerciale era già nota molto tempo fa, e le monete potrebbero essere la prova che alcune spedizioni esplorative dell'Australia fossero già cominciate nel 10° secolo”, spiega McIntosh.
In questo mese, l'archeologo guiderà una squadra di esperti sulle isole Wessel, che comprende storici australiani e americani, archeologi, geomorfologi e renger aborigeni, armato di una mappa su cui Isenberg ha segnato con una “X” il luogo dove trovò le monete.
Il team andrà alla ricerca di altri oggetti nella zone che possano fornire ulteriori elementi di prova a conferma del fatto che l'Australia è stata scoperta molto tempo prima di quanto di pensasse.
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